Non so come avrei fatto oggi senza di voi: il ruolo della famiglia per il malato di demenza

Spesso, chi ha un caro affetto da demenza si imbatte in tanti articoli incentrati sulla malattia della persona, sui sintomi, sulle possibili cause e sugli studi sperimentali in corso.

Ma cosa succede agli altri membri della famiglia quando un proprio caro si ammala di demenza?

COSA SUCCEDE ALLA STRUTTURA DELLA FAMIGLIA

Nelle famiglie delle persone affette da demenza si assiste a un processo di riadattamento, determinato dal cambiamento nella struttura e nelle relazioni familiari. Questo processo è causato dalla malattia che sottrae, piano piano, un membro della famiglia dalle sue funzioni e dal suo ruolo, richiedendo spesso la disponibilità di uno o più familiari a fornire le cure.

Potrà succedere, dunque, che un figlio possa sentirsi responsabile di un genitore malato, stravolgendo totalmente l’idea che abbiamo di famiglia e dei ruoli che ogni membro ricopre. Questo scambio di ruoli causerà un cambiamento nella vita di ogni membro della famiglia, e l’esito del cambiamento è determinato da tanti fattori: dai sintomi presentati dalla persona malata, dalla situazione personale di ogni familiare, dalle risorse soggettive, strumentali e relazionali che ogni persona della famiglia ha per affrontare la malattia e accettarla.

L’ACCETTAZIONE DELLA MALATTIA

Conoscere la diagnosi di una patologia e tutte le sue possibili conseguenze vuol dire accettarla?

Ricevere la notizia non è sinonimo di accettazione, in quanto il prendere consapevolezza e accettare una patologia è un percorso complesso: richiede di correggere la nuova situazione all’interno della nostra storia personale, la quale non aveva previsto un evento simile.

Nessuno, infatti, si aspetta di avere una persona cara con diagnosi di demenza e, anzi, la maggior parte delle persone auspicano che alcune situazioni non le riguardino proprio: per questo, quando si trovano di fronte alla notizia sono sorpresi, increduli e addolorati.

Non esiste una risposta emotiva giusta o sbagliata alla notizia, ma è necessario considerarne la durata: qualsiasi reazione immediata ha una funzione di adattamento alla situazione, ma se essa avesse una durata eccessivamente lunga potrebbe non portarci mai all’accettazione. In questo caso si instaurerebbe una relazione malsana tra il familiare e il malato con aspettative al di sopra delle sue capacità, con sintomi percepiti come dispetti e con mancanze insopportabili.

IL POTERE DELL’AMORE E DELLA CONSAPEVOLEZZA

Se i familiari riescono, invece, ad accettare la patologia, capendo i sintomi e le limitazioni che essa comporta, possono essere la risorsa più grande che il malato può avere, al di là di ogni trattamento o terapia.

La famiglia è la più grande risorsa per combattere la demenza! Conoscendo in modo profondo il malato e sapendo cosa egli ama fare, la famiglia dovrebbe porsi l’obiettivo di stimolare le sue abilità residue e la sua autonomia. Fare insieme semplici attività (come ascoltare una canzone, passeggiare insieme o fare un disegno), parlare di temi che possano coinvolgere la persona affetta da malattia e trasformare i momenti difficili in opportunità di condivisione e di dolcezza, sono l’arma migliore per contrastare l’avanzare della malattia, aumentare l’autostima e prevenire molti disturbi del comportamento (come ad esempio la depressione e l’apatia) che spesso li accompagnano.

È importante, dunque, il supporto da parte di professionisti ai familiari, per dare loro informazioni corrette e trovare un supporto psicologico, in modo da accompagnarli a un corretto processo di accettazione e conoscenza della patologia e insegnare loro le corrette strategie, sia per gestire al meglio la persona con la demenza e sia per vivere tutti nel miglior benessere possibile!

Per saperne di più, partecipa all’evento Conoscere la demenza e la figura del caregiver
di Francesca Bigozzi, che si terrà a Roma il 21 marzo 2020.

 


 

Sull’autrice

Psicologa specializzanda in Psicoterapia Cognitivo Neuropsicologica integrata presso l’Istituto Santa Chiara, Francesca Bigozzi è iscritta all’Albo degli Psicologi della Regione Lazio, con numero 23508. Lavora presso Studio Orion in qualità di esperta in valutazione neuropsicologica e comportamentale, diagnosi, riabilitazione cognitiva, stimolazione cognitiva e potenziamento cognitivo. Puoi seguirla su Instagram e Facebook: @dott.ssafrancescabigozzi

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