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Cervelli virtuali: è davvero “solo” divertimento? Come i videogiochi modificano il nostro cervello

Aggiungi al Calendario 3/16/2018 6:30 PM 3/16/2018 8:30 PM Europe/Paris Cervelli virtuali: è davvero “solo” divertimento? Come i videogiochi modificano il nostro cervello Centro direzionale "Il Volo" f_dimuro [email protected] false MM/DD/YYYY

I videogiochi e la realtà virtuale fanno sempre più parte del nostro quotidiano: ma che effetti hanno sul nostro cervello? Cosa ci offrono di positivo, e quali sono i rischi associati? È vero che creano dipendenza? È possibile sfruttare questi mezzi in contesti terapeutici? A queste e altre domande cercheremo di rispondere in occasione dell’aperitivo organizzato per la “Settimana del Cervello”.

È risaputo che il cervello è un organo plastico, la cui struttura si modifica ad ogni stimolo cui esso viene sottoposto: imparare a suonare uno strumento, studiare una lingua straniera, praticare uno sport… e giocare ai videogiochi. Ebbene sì: i videogames, data la loro natura “multimediale” e interattiva, sono dei mezzi particolarmente stimolanti a livello cerebrale, e rappresentano un case study singolare nel panorama delle neuroscienze.

Diversi studi pubblicati negli ultimi anni riportano appunto che i videogiochi, spesso considerati “solo” come strumenti ludici, sono in realtà capaci di influenzare positivamente il funzionamento di strutture cerebrali connesse a numerosi processi cognitivi quali l’attenzione, la memoria, le capacità di ragionamento e problem-solving, la percezione (visiva e non) e la motivazione (Palaus et al., 2017).

Parallelamente alla loro diffusione e allo sviluppo di tecnologie quali la realtà virtuale (RV), non si sono fatti attendere tentativi di applicare tali mezzi a vari contesti d’intervento (neuro)psicologico. Videogames e VR, grazie all’effetto che hanno sulla plasticità cerebrale, offrono infatti promettenti possibilità in campi quali la riabilitazione cognitiva (Gamito, et al. 2017), il trattamento delle demenze (Dove, Astell, 2017), fino alla dislessia (Franceschini et al., 2017).

Non mancano però preoccupazioni legate ai possibili rischi che l’uso smodato di videogiochi può celare: uno su tutti la dipendenza patologica da videogiochi o dal mondo virtuale in generale. Introdotta nel DSM-5 come Internet Gaming Disorder, la dipendenza da videogame è ad ora argomento molto discusso, soprattutto per quanto riguarda l’affinità – presunta o tale – con altre tipologie di dipendenza, sia dal punto di vista comportamentale che cerebrale (Han et al., 2014).

L’incontro-aperitivo, gratuito, è rivolto a chiunque sia incuriosito e volesse approfondire questo campo di ricerca e d’intervento relativamente giovane, ma che guarda al futuro di una società sempre più tecnologica e virtuale.

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